Compleanno a Firenze

Non ci sono dubbi, viaggiare con il sole è il sogno di tutti, beccare un meteo super favorevole però non è sempre così facile. E questa volta temporali e cieli grigi hanno accompagnato il viaggio in Toscana.

Ci siamo armati di cappucci e ombrelli e abbiamo inziato la nostra esperienza in via della Scala, nel centro di Firenze, dove si trova l’Officina di Santa Maria Novella, un luogo quasi segreto che da fuori non si nota.

Tutto è inziato con i frati domenicani che, a partire dal 1221, iniziarono a coltivare, nel piccolo orto adiacente la chiesa di Santa Maria Novella, le erbe officinali che servivano per preparare i medicamenti, i balsami e pomate per la loro piccola infermeria.

Oltre ai prodotti curativi, i frati iniziano la vendita dei profumi, accessibili solo ai più ricchi e fu nientemeno che Caterina de’ Medici, nel 1533, a commissionare il suo profumo. Per lei fu creata un’acqua a base di essenze di agrumi, con una predominanza di bergamotto di Calabria, tutt’ora prodotta.

Gli ambienti sono molto suggestivi: i soffitti sono decorati con affreschi della prima metà dell’Ottocento, i pavimenti in marmo risalgono al 1840 e le stanze sono decorate con vasi originali del 1600. Un luogo veramente inebriante e magico.

Questa incredibile città offre sempre qualcosa di nuovo ed inaspettato, come i curiosi finestrini aperti dalle famiglie fiorentine, sulle facciate dei propri palazzi, per la vendita diretta del vino a fiaschi. Una tradizione iniziata a Firenze cinquecento anni fa, al tempo dei primi granduchi, e poi diffusa in tutta la Toscana anche grazie al “distanziamento sociale” ordinato dal granduca Ferdinando II per combattere la peste, nel 1630.

Una tregua metereologica ci consente di salire su una delle terrazze nel centro città. La splendida cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore, simbolo di Firenze, del Rinascimento e dell’umanesimo.

La bellezza da qua sù è amplificata.

Fu costruita tra il 1420 e il 1436 su progetto di Filippo Brunelleschi, come la fiamma di una candela, così da permettere alla struttura di elevarsi curvando in modo graduale. Per far sì che la cupola fosse autoportante l’architetto progettò una struttura molto simile a quella di una botte.

Nella lista dei luoghi insoliti da visitare, non può mancare Palazzo Medici Riccardi, la casa del Rinascimento, in cui hanno dimorato Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico.

Queste mura hanno visto passare i più grandi artisti del tempo come Donatello, Botticelli, Benozzo Gozzoli, Paolo Uccello ma anche letterati e dotti. Era il 1444 quando Cosimo il Vecchio commissionò la realizzazione del palazzo, che sarebbe diventata la casa di famiglia.

Nel 1494, ci fu la cacciata dei Medici da Firenze e quel palazzo di recente costruzione, entrò a far parte delle proprietà del governo repubblicano. La storia è fatta di corsi e ricorsi ed infatti quando fu eletto il papa Leone X de’ Medici, la famiglia Medici si riappropriò dei propri averi, palazzo compreso.

Nel 1659 Ferdinando II de’ Medici cede il palazzo, dietro lauto compenso, al marchese Gabriello Riccardi che lo ampliò, lo ammodernò secondo il gusto barocco dell’epoca. Il palazzo, che prende il nome dal Ricciardi, è ricco di bellissime opere tra cui:

  • il grande affresco, di Luca Giordano, con l’Apoteosi dei Medici in quella che viene chiamata Sala degli Specchi;
  • la Cappella dei Magi affrescata da Benozzo Gozzoli nel 1459.

Poichè spesso la mia ricerca d’arte si focalizza nei palazzi, in un’immersione totale nella vita del tempo, piuttosto che nei musei in senso stretto, non potevano mancare gli appartamenti reali riaperti da poco al Palazzo Pitti.

Oggi Palazzo Pitti è sede di un meraviglioso complesso museale, di cui fanno parte: la Galleria Palatina e gli Appartamenti Reali; la Galleria d’Arte Moderna; il Tesoro dei Granduchi e il Museo della Moda e del Costume.

Edificato su commissione di un mercante e banchiere fiorentino di nome Luca Pitti, il palazzo fu acquistato da Cosimo I de Medici e divenne la nuova residenza ducale in cui si trasferì tutta la corte medicea.

Da allora tutte le famiglie regnanti vi hanno soggiornato: i Medici, i Lorena e infine i Savoia quando Firenze divenne capitale del Regno d’Italia

Attraversando la Galleria Palatina ti ritrovi ad ammirare una collezione straordinaria dei più grandi artisti del periodo rinascimentale e barocco, riuniti in un susseguirsi di sale ed emozioni:Raffaello, Botticelli, Filippo Lippi, Tiziano, Van Dyck, Caravaggio e Rubens.

Gli Appartamenti Reali sono un’armonia artistica e storica straordinaria: uno sfarzoso complesso di sale decorate e ammobiliate, dove risiedevano i membri delle famiglie regnanti, dai Medici ai Lorena, ai Savoia, con mobili provenienti dalle collezioni medicee, lorenesi e sabaude, dal Cinquecento all’Ottocento.

Ora immaginate di camminare in queste sale e di fantasticare sulla vita dei sovrani che per secoli hanno abitato questi ambienti.

Se siete in cerca di spazi suggestivi e diversi da visitare a Firenze, il quattrocentesco Palazzo degli Strozzini è sicuramente uno di questi, nella sua fusione tra cinema e libri. Il cinema Odeon proietta film dagli anni 20 del Novecento, ma oggi con una progetto innovativo al piano terra, dove decine di scaffali di libri, in cui è bellissimo perdersi, hanno preso il posto della platea.

Non poteva mancare un cremoso affogato al caffè in tazzina vintage bianca e blu, della gelateria Vivoli, diventato virale, a seguito di una campagna pubblicitaria del fotografo Sam Youkilis.

Questa giornata a Firenze è stata voluta fortemente così 🙂

Nel Gotico a due passi dal cielo e dal mare.

L’ultimo giorno a Barcellona ci lasciamo scivolare dolcemente tra le strade del Gotico. I ricordi sono tantissimi, ogni angolo, ogni albero del quartiere avrebbe da raccontare la propria storia.

Iniziamo dalla Rambla. Un’ampia via pedonale costellata di negozi, di bancarelle di fiori colorati e artisti di strada.  Uno dei punti focali di questa strada è il Mercato de La Boqueria, un mercato alimentare coperto che offre una vasta gamma di prelibatezze, corridoi colorati, profumi irresistibili di frutta, verdura, carne, pesce e dolci tradizionali.

Dalla Rambla ci siamo addentrati nel quartiere Gótico, un luogo intriso di storia e fascino, caratterizzato da strade lastricate strette e tortuose, edifici medievali imponenti e angoli pittoreschi che ti trasportano indietro nel tempo.

Passando per la necropoli romana e attraversando la via del cioccolato, siamo arrivati in Plaça del Pi, dove si trova la Basilica di Santa Maria del Pi, costruita in stile gotico-catalano.                         Secondo la tradizione, il nome della basilica deriva dal ritrovamento dell’immagine della Vergine dentro un tronco di pino e sempre per lo stesso motivo venne piantato un albero di pino proprio davanti la porta della chiesa.

Nella chiesa del PI si trovano El Gegantes, giganti della tradizione, ancora utilizzati negli eventi religiosi, seppur in una versione più leggera da sostenere durante la processione.

Proseguendo la nostra passeggiata ci siamo recati alla Cattedrale di Barcellona, dedicata a Santa Eulalia, patrona della citta’.               Durante il dominio romano, l’imperatore Diocleziano ordinò la persecuzione di tutti i cristiani, la piccola Eulalia osò sfidare il console romano e venne condannata a subire 13 torture, tante quanti gli anni che aveva.  

La cattedrale è di stile gotico, costruita a sua volta sopra un’antica chiesa di stile romanico. Ma la facciata è posteriore e risale addirittura al diciannovesimo secolo, quando fu indetto un concorso per la sua realizzazione, al quale parteciparono vari architetti.

L’edificio è famoso per il suo chiostro risalente al ‘300, in cui vivono tredici oche, ognuna rappresenta un anno di vita della martire Santa Eulalia.

Dinanzi alla Cattedrale, la scritta Barcino  e le due torri romane, ci ricordano il passato romano della città e lungo un lato della Cattedrale si trova “uno dei luoghi più fotografati” del Barrio Gotico: il Pont del Bisbe.

Il ponte in realtà non e’ antico,  risale al 1928, il suo stile è ispirato al gotico fiammingo e veniva utilizzato dalle personalità della politica per passare da un edificio all’altro. Una leggenda narra che basta camminare in senso contrario ed esprimere un desiderio guardando negli occhi il teschio presente sotto il ponte per farlo avverare.

A poca distanza dalla cattedrale un’altro luogo ormai iconico della citta’: il murales del bacio. Si tratta di un grande fotomosaico realizzato nel 2014 per commemorare la caduta della città durante la guerra di seccessione spagnola. Il giornale spagnolo chiese ai propri lettori di inviare fotografie che ricordassero momenti di libertà. Da lontano si vedono due labbra che si baciano, ma avvicinandosi si scopre che ci sono 4.000 piastrelle, ognuna di esse immortala la felicità fatta di momenti quotidiani.

Ci siamo diretti verso Casa de l’Ardiaca, un edificio gotico vicino alla Cattedrale dove vivevano gli arcidiaconi, un’ordine ecclesiastico ora scomparso. Negli anni l’edificio ha avuto molteplici usi e nel 1902 un architetto fu incaricato di abbellire l’edificio. Ogni elemento decorativo ha un suo significato particolare: lo scudo, le rondini, latartaruga e l’edera. Una curiosa allegoria della giustizia: la giustizia cerca di volare alto come le rondini ma gli impedimenti burocratici (l’edera) la rendono lenta come una tartaruga.

Una delle ultime tappe nel quartiere è stata la piazza che ospita la Chiesa di San Filippo Neri. E’ una piazza veramente speciale, per la tranquillità che si respira e per la storia che nasconde.

Una fontana al centro, una chiesa sullo sfondo, due case e un bar sono tutti gli elementi che la compongono. Sulla facciata della Chiesa, che da’ il nome alla Piazza, sono ancora visibili i segni del bombardamento aereo del 30 gennaio del 1938 da parte dell’aviazione italiana fascista, alleata di Franco.

La figura di Gaudì è strettamente legata a questa Chiesa. L’architetto si recava tutti i pomeriggi per pregare e fu proprio in quel frangente che, il 7 giugno 1926, venne investito e morì. I passanti lo scambiarono per un barbone e non lo soccorsero. All’interno della chiesa ci sono due dipinti realizzati da un pittore, grande amico di Gaudì. L’artista dovendo dipingere la faccia del santo Filippo Neri chiese al suo amico di posare per lui.

Prima di andar via sono andata a caccia di una terrazza per vedere la città dall’alto. Ormai in molte città gli hotel mettono a disposizione le loro terrazze e noi siamo stati nel quartiere El Raval. Questo quartiere è caratterizzato da una mescolanza di culture e ha subito una trasformaione significativa in questi anni. Qui potrete scoprire una vivace scena artistica e culturale, con gallerie d’arte, negozi vintage, mercati locali e una varietà di ristoranti etnici ed una delle viste panoramiche più speciali della città. Grazie alla forma cilindrica dell’hotel, questa terrazza offre una vista di 360 gradi su tutta la città. L’ingresso è gratuito e non vi obbligo di consumazione.

Il richiamo del mare è come sempre assordante ed è bastato guardarlo dalla terrazza per decidere di andargli incontro. Port Vell è stata una piacevole pausa pranzo e poi abbiamo raggiunto la spiaggia di Barceloneta, famosa per la sabbia dorata e le acque blu cristalline.

Questa spiaggia (e tutte quelle di Barcellona in generale), non esisteva prima del 1992, quando in occasione delle Olimpiadi tantissimi quartieri di Barcellona vennero completamente trasformati. La Barceloneta è uno degli esempi più lampanti di tale trasformazione

Ma nonostante questo aspetto “artificiale” qusto luogo è divenuto un vero simbolo della città, un punto di incontro per i residenti e visitatori di tutto il mondo.

Prima di andar via, non poteva mancare un ballo improvvisato di Nicole, che tratteggia le linee dell’hotel W (hotel Vela), sfondo iconico di questo tratto di spiaggia.

Finisce qui il nostro racconto di questa magnifica città. E’ stato veramente arduo sintetizzare questa città unica nel suo genere e spero di esserci riuscita.

Massafra terra magica.

Massafra è un gioiello incastonato nella natura, rappresentata qui in modo prorompente da suggestive gravine, che custodiscono antiche storie e preziosi habitat naturali. Questa gravina antropizzata già dal Neolitico, racchiude al suo interno un ambiente naturalistico ricco di grotte, aromi e mistero. Si contano ben 200 nuclei abitativi.

Il nostro trekking è iniziato con una vista mozzafiato sulla Gravina e sul santuario della Madonna Della Scala, che con i 125 gradini consente l’accesso sul fianco orientale della Gravina di Massafra. Il santuario è incastonato nella roccia ed è intitolato alla santa protettrice della città dal 1776. La storia del santuario trae origine dalla leggenda del “miracolo delle cerve” secondo cui, intorno al Trecento, due cerve braccate dai cacciatori s’inginocchiarono nel punto in cui vi era un affresco bizantino della Vergine. In memoria dell’evento, nel luogo del miracolo fu eretta una piccola cappella. L’affresco è ancora oggi il cuore del santuario.

Accanto alla chiesa c’è una cripta, al cui interno sono conservati un affresco del XIII secolo con la Madonna della Buona Nuova ed una bellissima S. Caterina d’Alessandria, riconoscibile dalla corona di regina e dalla ruota dentata del martirio.


Attraverso una porticina accanto alla chiesa e superando un ipnotico corridoio nella roccia, ci siamo ritrovati immersi in una lussureggiante vegetazione, nota come Valle delle Rose.

Lungo il percorso abbiamo visitato le grotte utilizzate come abitazioni, articolate in due o tre vani destinati a camera da letto, soggiorno e cucina, arredate da nicchie sulle pareti per gli oggetti e l’illuminazione, da pozzetti per lo stivaggio dei cereali e dei legumi, dalla cisterna esterna per la raccolta dell’acqua.

Vi sono anche altre cavità destinate agli animali domestici, alla vinificazione, alla spremitura delle olive e alla panificazione. L’espansione urbanistica del villaggio è avvenuta dal basso verso l’alto e in alcuni punti si scorgono i diversi livelli sovrapposti di abitazioni, collegati da scale e cenge aeree.

La magia ha sempre suscitato un certo fascino sull’essere umano. Egli la teme, ma allo stesso tempo ne è attirato. Vi è mai capitato di imbattervi in quello che viene chiamato “affascino”? O nella tagliatrice di Vermi? Sono racconti della tradizione popolare che un pò tutti abbiamo ascoltato. Chissà se qualcuno di voi è anche testimone di queste antiche pratiche. Potrebbe essere argomento di un prossimo racconto.

Massafra, per esempio, si è costruita una fama su questa tradizione popolare, non a caso viene chiamata la “terra dei masciari”.

Legata a questa credenza è la figura di un alchimista, che intorno all’anno 1000 viveva con la figlia nella Gravina delle Rose, dedicando le proprie giornate al trattamento di piante officinali per ricavarne unguenti curativi, attività che aveva portato la gente di Massafra a pensare che praticassero la stregoneria. Parliamo del mago Greguro e di Margheritella.

La giovane raccoglieva le erbe durante la notte, alimentando ancor di più le maldicenze. Si racconta che la fanciulla fosse anche molto bella e che tutti gli uomini del paese la corteggiavano, sedotti da filtri e sortilegi. Venne processata e messa al rogo, per fortuna venne salvata.

L’ingresso della farmacia è una voragine nella roccia verticale e si accede all’interno tramite due scale a pioli. Suggerisco di armarsi di coraggio e salire. Io mi sono inerpicata sulle scale, nonostante le vertigini. Ormai ci sto facendo l’abitudine.

La salita viene subito ripagata da uno scenario emozionante.

La farmacia è suddivisa in diversi ambienti comunicanti tra loro: il primo è composto da spaziose camere mentre il secondo è più piccolo e si accede attraverso un cunicolo basso e stretto.

Intagliato nella roccia una sorta di scaffale con piccole nicchie, in cui è facile riconoscervi la tradizionale colombaia per l’allevamento dei piccioni. Ma trovo più intrigante interpretarla come la gigantesca scaffalatura della farmacia nella quale il mago e sua figlia riponevano le erbe medicinali.

In una terra magica non poteva mancare anche la scoperta di un locale in cui mangiare del buon cibo e la foto che segue racconta tutto.

A casa ci siamo portate nuove bellissime amicizie e la consapovolezza che la sinergia esiste laddove si condivide la qualità del tempo. E così ci siamo promessi un trekking insieme, ma al momento non vi svelo nulla.

Rosanna