Questo post sembrerebbe diverso dal tema delle Rondinelle in Viaggio, ma leggere un libro è pur sempre una forma di viaggio, poiché ha in sé le potenzialità di trasportarti verso luoghi lontani, persone affascinanti e storie incredibili.
Oggi colgo la sollecitazione di un’amica che mi dichiara come il mio modo di raccontare la incuriosisca, così lungi dal voler fare una recensione e attenta a non spoilerare troppo 🙂 cercherò di cimentarmi, in questa nuova sfida.

In questo ultimo anno mi sono “legata” allo scrittore Murakami, leggendo da ultimo uno dei suoi capolavori: Kafka sulla spiaggia.
ll filo conduttore del libro è un tema a me caro, una dimensione in cui il mondo dei vivi e quello dei morti sembra in qualche modo poter comunicare. Un argomento che tocca tutti noi da vicino, e che non a caso è ambientato in Giappone, paese la cui cultura e tradizione dedica molto spazio al culto dei morti e degli antenati. In questo libro, lo scrittore, si spinge oltre i confini del bene e del male, della vita e della morte, del reale e dell’immaginario, lasciando però qualcosa in sospeso.
Così Miss Seiki, sconvolta dal dolore per la perdita del suo amante, vuole andare nella città del bosco, il limbo tra la vita e la morte, ed aprire la porta d’ingresso. Si avvalle dell’aiuto di Johnny, un uomo che sfuggito alla morte, conosce bene quel luogo.
L’apertura, però, innesca qualcosa di pericoloso, gli spiriti dell’altro regno attraverseranno il regno dei vivi, creando una confusione nella metà che compongono l’intero di ognuno di noi. Ciò che accadrà obbligherà Seiki ha lasciare il figlio e ha fuggire, vivendo tormentata dai rimpianti, bloccata nel passato, consumata dai ricordi e aspettando solo di morire.

Tutti i personaggi sono in qualche modo incompleti e alla ricerca della loro metà, perché come racconta Hoshino :”Nell’antichità le persone non erano solo maschi o femmine, ma uno di tre tipi: maschio/maschio, maschio/femmina o femmina/femmina. In altre parole, ogni persona era composta dalle componenti di due persone. Tutti erano contenti di questa disposizione e non ci pensarono mai molto. Ma poi Dio prese un coltello e tagliò tutti a metà, proprio nel mezzo. Quindi, dopo di ciò, il mondo fu diviso solo in maschio e femmina, con il risultato che le persone passano il loro tempo a correre in giro cercando di localizzare la loro metà mancante.”
Tamura Kafka, decide di fuggire di casa a 15 anni per allontanarsi dal dolore di essere stato abbandonato dalla madre e dalla maledizione, di tipo onirica, lanciata dal padre, un artista geniale ma terrificante, che influenza la vita di Tamura in maniera irrazionale.
Le vicende di Tamura scorrono parallele a quelle del sig. Nakata, un anziano che in seguito a un incidente subito da bambino è rimasto mentalmente disabile, incapace di leggere ma in grado in compenso di parlare la lingua dei gatti, talento che però lo porterà a essere coinvolto in uno spaventoso delitto. I due personaggi seppur indissolubilmente legati non si incontreranno mai.
Seguendo cosi percorsi paralleli, che non tarderanno a sovrapporsi, il vecchio e il ragazzo avanzano nell’incomprensibile schivando numerosi ostacoli, ognuno proteso verso un obiettivo che ignora ma che rappresenterà il compimento del proprio destino.
La profezia, che segna Kafka sin da piccolo, tira silenziosamente i fili della sua vita. Kafka arriverà ai confini del mondo, farà i conti con i fantasmi del passato, sconfiggerà la paura e i demoni e ritornerà cambiato, ma carico di un significato nuovo. Kafka, alla fine sarà pronto per un nuovo inizio, perché la vita è sempre un viaggio, l’inizio di qualcosa, e mai la fine.
Il finale, semplice e inaspettato, è carico di significato e il libro merita sicuramente più letture, per comprendere la serie di fili sciolti, che collegano i personaggi e i loro momenti relazionabili.
Consigliatissimo, ma non come primo libro di Murakami 😀.
All’ amica 🌸, spero di essere stata all’altezza.