Nel Blu profondo del Golfo di Taranto.

Scrivo in differita di giorni questa pagina. Avrei bisogno di altro tempo per fermare il tempo, ma le mie due bambine sono un acceleratore continuo, oltre al lavoro, in questo periodo.

Vi raccontiamo una domenica insolita a Taranto, alla ricerca dei delfini liberi in mare.

Abbiamo mollato gli ormeggi e, con l’associazione JDC Jonian Dolphin Conservation, ci siamo diretti nel blu profondo del Golfo di Taranto. L’associazione svolge attività essenzialmente di ricerca, condotta su esseri viventi liberi e selvaggi, nel loro habitat naturale ed in maniera assolutamente non invasiva. Non aspettatevi di nuotare con loro o di toccarli, ma vi assicuro che osservarli nel loro ambiente vi trasmetterà un’emozione che rimarrà impressa per sempre.

Siamo salpati dal molo S. Eligio, navigando nelle tranquille acque del Mar Grande e, mentre i ragazzi ci spiegavano le loro attività, siamo arrivati in mare aperto. La costa non si vedeva più. Le biologhe con i loro binocoli aguzzavano la vista alla ricerca di una pinna. Eravamo ormai rassegnate a non vederli, ma all’improvviso una di loro indicava la rotta al comandante. Aveva visto un balzo!

Il cuore ha accelerato e istintivamente siamo scattate tutti in piedi eccitati, ma le biologhe ci hanno raccomandato voce bassa e pochi rumori per non spaventarli.

Ciò che è accaduto subito dopo è difficile da descrivere.

Non saprei dire quanto tempo abbiamo trascorso a guardarli, incantati, ma quando è giunto il momento di tornare indietro, ci è sembrato davvero troppo presto. Si era fatto tardi ed eravamo troppo lontani dalla costa.

Merita anche di essere raccontato, però, il viaggio di rientro.

A circa due miglia della costa, siamo stati sorpresi da una improvvisa e violenta tromba d’aria che ha messo in serie difficoltà tutto l’equipaggio. Io e mia madre, abbiamo abbracciato le bambine con il telo da mare, cercando di riparlarle dalla pioggia battente, ma sentivamo le gambe martellate dalla grandine. Indescrivibile. Lo staff, prontamente, ci ha fornito i giubbini salvataggio. Eravamo terrorizzati.

Ma fortunatamente è andato tutto per il meglio.

Solamente quando siamo arrivati in porto ed è tornata la connessione internet abbiamo compreso la portata della tromba d’aria attraverso i social. Qualcuno sulla terra ferma ha avuto una crisi di panico, qualcuno piangeva ancora.

Ma dopo dieci minuti eravamo li a parlare della meraviglia della natura e dello spettacolo visto nel blu profondo e tra una chiacchera ed un’altra eravamo già asciutte. Era già lontano il ricordo di quella strana tempesta.

Il fiume Tara ci stava aspettando.

Secondo la leggenda, circa 2000 anni prima della nascita di Cristo, il giovane Taras sarebbe giunto presso il corso d’acqua, che da lui stesso avrebbe preso il nome. Sempre secondo la leggenda, Taras avrebbe edificato una città prima di scomparire nelle acque del fiume e di essere assunto fra gli eroi dal padre Poseidone.

La leggenda collega Taras anche ai delfini. Si racconta infatti che, mentre il giovane si trovava sulle rive italiche dello Ionio, sia apparso improvvisamente un delfino, segno che interpretò di buon auspicio e di incoraggiamento per fondare una città.

Alle acque del Tara la popolazione attribuisce da sempre virtù terapeutiche, considerandole rimedio efficacissimo contro i reumatismi o persino malattie ben più gravi. All’origine di questa frequentazione del fiume vi è una antica leggenda secondo la quale un contadino portò un vecchio asino malato a morire lungo le sue sponde, ma ripassando dopo qualche mese rivide l’animale risanato proprio dalle acque del fiume.

Ancora oggi il 1 settembre di ogni anno si vedono gruppi di persone devote alla Madonna del Tara, immergersi all’alba recitando il rosario tutti insieme per ringraziare Dio della buona salute concessa e propiziarsi un futuro senza malattie.

Dal 1950 le acque del fiume Tara sono utilizzate per l’irrigazione dei campi, per la raccolta dei giunchi che crescono in abbondanza lungo le sue sponde e, dagli abitanti di Massafra, per intrecciare cesti e sporte.

Anche Taranto, ormai, è entrata in punta di piedi nel nostro cuore 🙂

La Puglia meraviglia anche in inverno.

Nel nostro immaginario  associamo la Puglia al mare, sole, estate, buon cibo e vacanze, ma nel mese di dicembre si mostra sotto altra veste diventando simbolo del Natale romantico e legato alle tradizioni.

Che sia Monopoli, Polignano, Alberobello o Conversano, ci addentreremo nei vicoli del centro storico tra stradine strette e tortuose, dove sui muri delle case ci sono ancora i rami del bouganville e gelsomino in fiore e graziosi ciclamini rossi  fanno capolino dalle piccole finestre che come teche vengono illuminate ad intermittenza da mini lucciole colorate.

Ed è  proprio in questo labirinto di strade strette che gli abitanti addobbano con cura il Natale come se fossero corridoi di appartamenti. La sensazione è proprio questa, camminare non fuori casa, ma dentro casa e sentirne anche il calore e l’accoglienza.

Prima tappa Monopoli.

L’area portuale, di Monopoli, si accende, di un inedito spettacolo di luci e colori, quest’anno ispirata alla favola del Grinch, un folletto dispettoso che detesta l’atmosfera di gioia tipica delle feste natalizia. Cosi decide di sabotare la festa, rubando regali e decorazioni.

Ma non aveva previsto che lo Spirito del Natale regna sovrano nel paese e gli abitanti del villaggio da lui saccheggiato gli dimostrano che la festa non è legata solo alle cose materiali.

Cosi, le immagini proiettate sul porto, da sempre simbolo di apertura e scambio culturale, augurano la condivisione di sentimenti quali la fiducia e la speranza.

Continuando lungo la costa siamo giunti a Polignano a Mare: chi non conosce le sue terrazze a picco sul mare e il ponte che scavalca Lama Monachile col suo meraviglioso panorama?

Immaginateli a Natale!

Le decorazioni, qui, hanno come filo conduttore il mare.

Parlando di Natale, non può mancare Alberobello la capitale dei Trulli e Patrimonio Unesco, dove  le luci di Natale sono proiettate sui coni dei trulli sottoforma di multicolor e poliedrici simboli e decorazioni.
Non mancano addobbi per le strade, la pista di ghiaccio e le installazioni luminoseper il Presepe di Luce.

Infine Bari ed il  Teatro Margherita, un meraviglioso edificio stile liberty, su palafitte,  davvero maestoso e scenografico.

Fa da cornice a barchette in legno colorate ormeggiate nel piccolo porticciolo, dove è possibile, di giorno, trovare i pescatori stravaganti che vendono il pescato del giorno, N’derr’a la lanze”, che tradotto significa “ai piedi delle barche”,  

Ci addentriamo così nel centro storico, dove la presenza delle “signore delle sgagliozze”, prima che con la vista, si percepisce dall’odore di frittura che, quando cala il sole, inizia a prendere il posto di quello di ragù e di bucato.

Natale è un momento magico, ma con voi accanto è stato molto di più.

A voi, con tutto l’amore che ho.