PARIGI

Vi racconterò di un viaggio voluto e chiesto più volte dalle mie bimbe, di una città che incanta continuamente e di me. Probabilmente aspettavo solo la motivazione giusta per ritornare in un luogo che più di 20 anni fa aveva già rapito gli occhi ed il cuore.                                                                                                               Cercheremo di indicare le tappe di questo nostro breve tour, lasciando alcuni approfondimenti in altri articoli, di cui si sente già il gorgoglio.                                  Parigi è sempre una scoperta, non smette mai di stupire con le sue luci notturne, con l’eleganza dei suoi monumenti, i piccoli bistrot e il profumo delle baguettes appena sfornate.

Abbiamo scelto di immergerci nel mood parigino, soggiornando in Rue Saint Denis, vicino a Rue Montorgueil, la via dedicata agli amanti del cibo. Abbiamo iniziato a tracciare il nostro percorso conoscitivo dalla pasticceria Stohrer, una vera e propria istituzione francese. 

La riconosci dal colore blu scuro delle vetrine, dalle quali si vedono in bella mostra file di Tarte Tatin, Tarte Tropezienne, Torta Saint Honore, Macarons, Éclair, Croissant, Tarte au citron. L’elenco dei dolci francesi potrebbe andare avanti ancora, ma pochi sanno che anche il babà al rum è nato in Francia e l’ideatore lavorava proprio dietro il bancone di questa pasticceria. Si tratta di Nicolas Stohrer, pasticcere presso la corte di Luigi XV, che nel 1730 lascia Versailles per fondare la sua pasticceria, la Maison Stohrer, al 51 di rue Montorgueil.  Un tripudio di colori, sapori e odori che ricorderete anche dopo la vacanza.                               

Siamo a pochi passi da Place René-Cassin, nel cuore del quartiere delle Halles, per ammirare la Chiesa di Saint-Eustache, una delle più antiche e affascinanti di Parigi con il suo aspetto imponente e superbo, splendido esempio di architettura gotica che vanta un passato illustre. Al suo interno venne battezzato Richelieu, sepolto Voltaire e qui Mozart fece celebrare la messa funebre per sua madre. Dinanzi alla Chiesa è posizionata l’Ecoute, un’enorme testa di pietra appoggiata su una gigantesca mano.                           Un’originale scultura che invita all’ascolto.

Raggiungiamo sempre a piedi la Senna.

Le bancarelle verde scuro posizionate lungo il fiume fanno parte della storia e dell’identità parigina, tanto da essere diventate patrimonio dell’UNESCO. Sono circa 250 le bouquinistes di Parigi che espongono quotidianamente un’enorme quantità di pezzi rari e introvabili che richiamano l’interesse di appassionati e collezionisti.

L’origine dei bouquinistes risale al 1607 ed è legata al Pont Neuf.
Fu su questo ponte che i primi mercanti ambulanti di libri si stabilirono per vendere libri giornali, spesso sovversivi e spesso vietati dal Concilio di Trento.

Al di là del fiume, in un angolo silenzioso dove godersi la città, sorge la famosa libreria di Shakespeare che affonda le proprie radici nel 1919.                                                                                       La prima libreria, luogo d’incontro di grandi scrittori dell’epoca come James Joyce ed Ernest Hemingway, chiuse i battenti nel 1941 a causa dell’occupazione tedesca di Parigi. Diaci anni dopo l’americano George Withman, riapre la libreria nel luogo dove si trova attualmente, cercando di non snaturarla dall’idea originaria.

Per scoprire il cuore di una città bisogna tuffarsi nei mercati di quartiere ed i parigini sono particolarmente legati a questa eredità, tanto che non è raro camminando imbattersi in uno di questi. Siamo nel cuore della Ile de la Cité, a 2 passi da Notre-Dame de Paris e stiamo parlando del  Marchè aux fleur: un’esplosione di rose, orchidee, gigli, tulipani, bulbi, gabbie per uccelli e articoli in legno, raccolti con cura in piccoli stand, in attesa di essere collezionati.

Il nostro primo giorno a Parigi, rigorosamente a piedi, termina al grattacielo di Montparnasse.

Con i suoi 56 piani e 299 metri di altezza, questa torre offre la vista più bella di Parigi, ma anche la più suggestiva. Esternamente l’edificio è un classico grattacielo, ma al 56° piano si accede alla terrazza panoramica, che regala una vista mozzafiato su tutta la città. Credo che la vista da qua su sia più bella anche rispetto alla torre Eiffel.

Parigi è molto di più di quello che ricordavo ❤️.

Disneyland Paris.

Chi mi conosce lo sa, non amo particolarmente i parchi divertimento, complice anche i miei problemi di vertigine, comparsi in età adulta. Con il primo figlio ho evitato qualsiasi parco esistente ed intanto lui non faceva richieste, accontentandosi delle giostre durante la festa di paese.

Poi non so spiegarvi bene cosa sia successo, probabilmente mi sono fatta influenzare dagli articoli che spopolano su internet, dai racconti di amici e dalla insistenza delle mie figlie, fatto sta che ho organizzato una intera giornata a Disneyland Paris.

Più volte mi sono sentita dire che 24 ore a Disneyland Paris non sono abbastanza. Ora che ci sono stata mi è chiaro il perché. In un giorno solo, ho avuto la sensazione di non aver fatto nulla, seppur abbiamo cercato di sfruttare al massimo l’intera giornata, dall’apertura all’ultimo minuto prima della chiusura, in compagnia del nostro un nuovo amico, Stitch.

Per fortuna siamo partite informate su questo mondo a sé. Avevamo scaricato un’app, fatto una scrematura delle attrazioni da vedere e creato, sempre con l’applicazione, il nostro percorso. Potevamo conoscere, in tempo reale, la fila esistente per ciascuna attrazione ed effettuare cambi di rotta sul momento.

Nonostante questo ci sono stati 20/30 minuti di fila per alcune attrazioni che non è tantissimo dato che eravamo in marzo.

Considerate che poi ci sono le file anche per mangiare, file per andare in bagno e file per fare le foto con i personaggi Disney. Noi, in verità, avevamo preparato le nostre buonissime baguettes, al mattino, su Rue Montorgueil e con i croissant della pasticceria Storner eravamo prontissime.

Ma attenzione, qualcosa è piaciuto anche a me: le attrazioni di Disneyland Paris sono davvero ben fatte, c’è una grande cura del particolare e le scenografia sono davvero suggestive. Gli abiti ed il trucco dei personaggi sono meravigliosi. Ragion per cui salverei: 1. La parata. 2. Il Musical del Re Leone 3. Lo spettacolo finale di luci.

Dire che a che gli adulti possono vivere un sogno e tornare bambini per un giorno è una visione romantica e idealista che non coincide con la realtà. Almeno la mia.

Ammetto di non essere riuscita a lasciarmi andare alla magia di Disneyland Paris.
Comunque voglio tranquillizzarvi, non ho coinvolto le bambine nel mio giudizio, per loro é stata pura magia.

Per me è stato bello vedere la magia nei loro occhi ❤️.

Alle mie bimbe: sappiate che il mio è stato un grande atto di generosità.

La magia dei passages de Paris!

La loro storia inizia tra la fine del XIX e il primo trentennio del XX secolo. A quei tempi Parigi era ancora una città dall’urbanistica spontanea e confusa, stradine di ogni tipo si intersecavano tra loro, sfociando a volte in piccole piazze, a volte finevano dritte sugli argini della Senna. Nessuna pavimentazione, polvere e fango dappertutto. I locali al piano terra erano adibiti a stalle per cavalli o a depositi, non curati e maleodoranti.
Così a qualcuno venne in mente di coprire la stradina di propria pertinenza con leggere strutture metalliche e lastre di vetro all’altezza dei tetti, per far passare la luce del giorno e per bloccare la pioggia. Et voilà il passage era fatto. In quella strada ora si poteva passeggiare anche in giornate di pioggia e vento, senza il rischio di bagnarsi e di infangarsi le scarpe ed in breve nacquero botteghe, negozi, cafés e piccoli bistrots.

Il successo fu travolgente e presto la moda dei passages coperti si diffuse in tutto il centro cittadino. A favorire l’operazione fu soprattutto la rivoluzione urbanistica sotto Napoleone III che stravolse completamente l’assetto della città. Demolite le costruzioni fatiscenti, risanate le zone centrali, preservate soltanto strade e case di una certa fattura, i passages acquistarono una loro specifica fisionomia, diventando luoghi di ritrovo ricercati ed eleganti. Al massimo del loro splendore, a Parigi se ne contavano circa 150, con negozi che offrivano mercanzie di vario tipo, come le preziose stoffe indiane importate, le ricercate porcellane e cristallerie delle migliori manifatture d’Europa.

Entrare in uno dei passages couverts di Parigi equivale a fermare il tempo, lontano dal clamore della città, in un’atmosfera dal sapore nostalgico.

Vi raccontiamo alcuni dei passage che abbiamo incontrato.

Passage du Grand Cerf. Un passage un po’ diverso, forse meno luccicante o fiabesco rispetto ad altri, ma ugualmente bello. La prima cosa che vi colpirà sarà l’altezza del soffitto vetrato, da cui la luce naturale scende copiosa ad inondare la galleria. Fino al 1825 al suo posto sorgeva il terminal delle diligenze, un’efficace rete di trasporto passeggeri e merci in attività fin dai tempi del re Sole, e la “maison du roulage du Grand Cerf”. Demolito il terminal, si cominciò a costruire la galleria che confermò il nome della maison. Le insegne sono tutte molto originali. Ci sono negozi di antiquariato e modernariato, un orafo che crea deliziosi gioielli, lampade sciccose e gomitoli di lana declinati in mille colori, tessuti ed incensi.

Passage Jouffroy. Risale ai tempi di Luigi-Filippo, si caratterizza per le numerose insegne e decorazioni d’epoca. E’ il primo passaggio parigino interamente costruito in metallo e vetro, che lascia al legno solo gli elementi decorativi. Protagoniste sono le antiche botteghe di francobolli e monete, le decorazioni d’epoca e le insegne eclettiche.

Passage des Panoramas. Questo passaggio coperto è uno dei più antichi di Parigi e d’Europa, edificato nel 1799. Venne chiamato così perché all’interno si potevano ammirare delle pitture a 360 gradi dipinte sui muri, denominate i “panorama”.

Ogni bottega è unica nel suo genere, da “Maison Gilbert”, il negozio di giocattoli orgogliosamente fondato nel 1848, alle librerie storiche che espongono con fierezza le prime edizioni degli autori più celebri della letteratura francese.

Ma la bottega che più mi ha colpita è “La maison du Roy”, chiamata anche “la boutique preferita di Maria Antonietta”: gioielli lussuosi, arredi eccentrici e creazioni pompose affollano questa particolare boutique.

All’interno del Passage Jouffroy si trova anche un luogo inedito, l’Hotel Chopin (tipicamente parigino) e il museo delle cere, Musee Grevin.

Nei Passage il silenzio avvolge tutto e tutti, così rallentiamo il passo e godiamo di questo rallentatore. Si ha l’impressione di essere in una sorta di giardino d’inverno, protetti dal freddo e dall’incessante fermento che agita Parigi.

Ogni passage ha una sua anima.

Entrate senza fretta.