ll rientro in Puglia si colora ulteriormente raggiungendo Borgo Croce, una frazione di Fiumara (Reggio di Calabria), risorto grazie alla street art e all’amore dei paesani.


Il cambiamento parte dall’idea di Maria Grazia Chirico, valorizzare il borgo con i murales, in ricordo della madre appena scomparsa. L’idea piace ai concittadini che, nel 2020, intraprendono un lavoro volto a ridisegnare la bellezza sopita del borgo.

Le pareti delle abitazioni, non solo diventano tele per i murales ma anche pergamene su cui annotare e riprodurre antichi proverbi.

E’ domenica e le vie sono abitate da un silenzio surreale. Girovagando per il borgo, incontriamo la signora che realizza saponette con l’olio d’oliva. Racconta con nostalgia, di un tempo che fu, di un paese autosufficiente con l’allevamento e la macellazione del bestiame.

Oggi molti di loro sono anziani, privi di auto, ed attendono l’arrivo settimanale dei generi alimentari che prenotano nei paesi a valle. Ma nonostante le difficoltà hanno un compito comune: mantenere viva l’eredità di Borgo Croce.

Da borgo Croce ci spostiamo su Monte Sant’Elia di Palmi, un balcone, da paura, sospeso tra cielo e mare.

Un’antica leggenda calabro-sicula racconta della lotta vittoriosa di Sant’Elia col diavolo. Si narra che il Santo ogni giorno cercava di portare avanti la costruzione del Convento, ma il diavolo di notte diroccava le mura. Uno giorno il santo lo scaraventò, nel mare sottostante, su una roccia, dove sono ancora visibili le sue impronte. Altri aggiungono, che il demonio, vedendosi vinto, tornò a tentarlo, promettendogli che non l’avrebbe disturbato, purché gli avesse permesso di avere un suo rifugio, nel punto in cui il Santo (creduto debole eremita) avrebbe lanciato il bastone, a cui si appoggiava. Ma Sant’Elia miracolosamente lanciò il proprio bastone nell’estremo limite del mare visibile, cioè al posto di Stromboli. Il demonio fu costretto ad allocarsi in quel punto, eruttando ripetutamente lave, fumo, e scuotendo tutta questa regione, con frequenti terremoti e sinistri boati.
Ultima meta di questo viaggio on the road, la città simbolo della Calabria nel mondo, meta già nel settecento di aristocratici europei, nel loro Grand Tour: Tropea.

La leggenda vuole che il fondatore sia stato Ercole quando, di ritorno dalle battaglie delle Colonne d’Ercole (attuale Gibilterra), si fermò sulle coste del Sud Italia, e su questa rupe depositò i suoi trofei in latino trophaeum, da qui il nome della città Tropea.

Per la sua caratteristica posizione di terrazzo sul mare, Tropea ebbe un ruolo importante, sia in epoca romana, sia in epoca bizantina; molti sono i resti lasciati dal bizantini, come la chiesa sul promontorio o le mura cittadine (chiamate appunto “mura di Belisario”).

Il centro storico di Tropea è in alto, a circa 70 metri sul mare, in un dedalo di vicoli, stradine, chiese, palazzi nobiliari, terrazzi panoramici e incredibili scorci sul blu del mare che all’improvviso si aprono passeggiando.

Il Santuario di Santa Maria dell’Isola, detto anche Isola Bella, è uno dei gioielli di Tropea e di tutta la costa, sia per la sua posizione, su di uno scoglio a strapiombo davanti alle Isole Eolie, sia perché è uno di luoghi di culto più importanti della zona, ricco di leggende. Un tempo isolato dalla terra ferma, l’isolotto divenne un rifugio per eremiti, ma in seguito, a causa del terremoto del 1783 e dell’onda anomala che ne conseguì, l’isola si unì all’arenile tropeano.

Si racconta che nel paesello giunse una statua lignea della Vergine dall’oriente. Il popolo scese al lido e le più alte cariche decisero di custodire la statua all’interno di una grotta naturale, presente nella rupe. La statua, purtroppo, risultava troppo grande rispetto alla grandezza della nicchia, così si decise di segare le gambe. Questa decisione ebbe conseguenze nefaste sia per il falegname che per coloro che avevano dato il consenso.

Le leggende raccontano anche di miracoli avvenuti su un masso posizionato a metà delle scale di accesso al santuario. All’interno della chiesa è molto sempice e custodisce la Sacra Famiglia, realizzata nel ‘700. Queste statue vengono calate a spalla su di un peschereccio ogni anno per la processione della Madonna Assunta del 15 agosto.

Al tramonto eravamo nel giardino del Santuario: il sole dolcemente calava nel tirreno e nitidamente si scorgevano le isole di Vulcano, Stromboli e perfino l’Etna.

La bellezza di Tropea è innegabile, ma dopo aver assaggiato la semplicità di alcuni borghi, ascoltato le storie di chi è rimasto o ha deciso di ritornare, Tropea mi è sembrata troppo convertita alla vacanza di lusso, con strade che brulicano di insegne di B&B e di ristoranti, anzichè di storia.

A parte questa nota, il viaggio in Calabria è stato meraviglioso. Questo lembo di terra è entrato a pieno titolo tra i luoghi del cuore, per la l’accoglienza, per la storia, per i sapori, per la bellezza e per i suoi tramonti che difficilmente potremo dimenticare.